In uno dei nostri viaggi a Napoli rimasi stregata da come, nel sottosuolo di Napoli, ci sia un’altra città! Napoli infatti non è solo quella che con rumorosa allegria si mostra a chi passeggia per i suoi vicoli (https://www.amoreperilmare.com/napoli-citta-e-dintorni/) ma è anche una città nascosta nelle viscere della terra.
Sotto la città che tutti ammiriamo, a circa 40 metri di profondità, esiste infatti una fitta rete di cunicoli, gallerie, acquedotti, cisterne, catacombe e spazi vari che vennero creati dall’uomo a partire dalla notte dei tempi ed usati nei modi più disparati a seconda dei periodi storici.
L’esistenza di questa città nel sottosuolo di Napoli è legata alle caratteristiche geologiche di questa parte del territorio campano. Infatti esso è composta da tufo giallo, un particolare tipo di roccia, leggera e resistente, formatasi dall’attività vulcanica.
Durante i periodi di maggior espansione urbanistica fu proprio il sottosuolo di Napoli a fornire il materiale, cioè il tufo, per la costruzione della città stessa. E’ questa una delle peculiarità di Napoli, quella di essere generata dalle sue stesse viscere (https://www.lanapolisotterranea.it/napoli-sotterranea-storia/)!
Napoli sotterranea
Acquedotto greco-romano
Furono i Greci ad iniziare gli scavi nel sottosuolo di Napoli. Essi avevano infatti l’esigenza e di creare delle cisterne per raccogliere l’acqua piovane e di procurare del materiale per la costruzione degli edifici di Neapolis.
Lo sviluppo urbanistico della città portò, in particolare in epoca romana, anche allo sviluppo della rete idrica nel sottosuolo di Napoli. Vennero costruite altre cisterne e anche cunicoli che le collegavano e che permettevano la distribuzione dell’acqua.
Questa rete idrica rimase funzionante fino al 1884, quando ci fu una delle più devastanti epidemie di colera che colpì Napoli. Infatti la rete fognaria, non intubata, si snodava al di sopra dell’acquedotto che essendo fatto di tufo, un materiale permeabile, si era contaminato con i liquami infetti.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, per offrire ai cittadini protezione dai bombardamenti, il sottosuolo di Napoli venne allestito come rifugio antiaereo. Le cavità vennero illuminate mediante una rete elettrica, vennero costruite scale d’accesso e vennero chiusi i pozzi in modo da impedire la penetrazione delle bombe.
Ancora oggi è possibile ammirare resti di arredi quotidiani, svariati oggetti e graffiti che testimoniano il ruolo che il sottosuolo di Napoli ebbe per la popolazione di questa città.
Orti ipogei
Nel cuore di Napoli Sotterranea, in una delle tante cavità, sono coltivati gli orti ipogei. Questa sperimentazione nacque grazie alla associazione “Napoli Sotterranea” in prossimità dell’Expo 2015 dedicato all’alimentazione sul nostro Pianeta.
Questo ambiente, che potrebbe sembrare ostile, offre protezione dalle polveri sottili, dai microrganismi dannosi e dalle piogge acide. Il tasso di umidità presente a questo livello è tale da evitare di innaffiare le piante e per quanto riguarda la luce esse vengono illuminate per buona parte della giornata con delle lampade in modo tale da permettere la fotosintesi clorofilliana.
Attualmente molte sono le piante che vengono coltivate negli orti del sottosuolo di Napoli: basilico, prezzemolo, rosmarino, fragole e melograno per citarne alcune.
Galleria Borbonica
Anche la Galleria Borbonica venne utilizzata come rifugio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Questa galleria, che è considerata il vanto dell’ingegneria civile borbonica, non fu mai terminata a causa della morte del re, Federico II di Borbone. Egli commissionò la sua costruzione nel 1853 con un decreto che, però, non aveva un fine sociale bensì di difesa. Il re infatti mirava a realizzare un percorso che permettesse alle truppe di raggiungere la Reggia in tempi brevi e che fosse una via sicura di fuga per la famiglia reale.
Quando nel 1859 sopraggiunse la morte del re, per le vicende politico-sociali che ne seguirono, questo tunnel rimase dimenticata fino appunto alla Seconda Guerra Mondiale.
Nel dopoguerra, fino agli anni settanta, le Istituzioni la utilizzarono come deposito giudiziario delle auto e delle moto sequestrate, che a tutt’oggi sono qui conservate a scopo dimostrativo. https://www.youtube.com/watch?v=pKdsI_B046g
Finita la guerra, tutte le macerie, complice anche l’assenza di mezzi di trasporto, vennero riversate nel sottosuolo di Napoli. Inoltre, fino a circa gli anni sessanta, molti continuarono ad usare le varie cave come discarica abusiva. E’ solo per merito di scavatori volontari, provenienti da tutta la città e senza alcuna sovvenzione pubblica, che questa città nel sottosuolo è ad oggi visitabile e ammirabile in tutta la sua magnificenza!
Le catacombe di Napoli
A Napoli è evidente come il rapporto con l’aldilà faccia parte del quotidiano (https://www.amoreperilmare.com/napoli-citta-e-dintorni/, Il Cimitero delle Fontanelle). E così il sottosuolo di Napoli è luogo non solo di sepoltura ma anche di incontro con le anime dei defunti.
Le catacombe di Napoli, cioè cimiteri sotterranei scavati nel tufo, sono le terze per importanza in Italia. Esse sono per lo più ubicate nel Rione Sanità, il cui nome risale al XVII secolo. Questa zona fu chiamata “Sanità” perchè ritenuta incontaminata e benefica anche grazie alle proprietà miracolose attribuite proprio alla presenza delle tombe dei Santi.
Catacombe di San Gennaro
Queste catacombe rappresentano il più importante monumento del Cristianesimo a Napoli e sono tra le più grandi dell’Italia Meridionale.
Esse si svilupparono, intorno alla tomba, costruita tra il II e III secolo, di una ricca famiglia romana di cui non conosciamo il nome.
Nel V secolo, quando qui vennero deposte le reliquie di San Gennaro, il patrono principale della città (che ne ha ben più di 50!), le catacombe si svilupparono in modo straordinario! Esse infatti divennero il centro del culto del Santo, luogo di pellegrinaggio e sede ambita di sepoltura, e con il tempo ne assunsero anche il nome.
Quando però, nell’831 d.C., le reliquie del Santo vennero trafugate dal principe dei longobardi Sicone I per essere portate a Benevento, di cui peraltro Gennaro fu vescovo, cominciò per le catacombe un periodo di abbandono e decadenza.
Durante la Seconda Guerra Mondiale le catacombe di San Gennaro subirono altri danni in quanto anch’esse vennero allestite come rifugio anti aereo per la popolazione napoletana. https://www.youtube.com/watch?v=UEdGQa6AdEA
Catacombe di San Gaudioso
Le catacombe di San Gaudioso si trovano al di sotto della Basilica di Santa Maria della Sanità. Essa è altro magistrale esempio del barocco napoletano e il cui tratto distintivo è la cupola con maioliche gialle e verdi. Queste catacombe sono le seconde più grandi di Napoli.
Gaudioso l’Africano era un vescovo dell’Africa Settentrionale che naufragò a Napoli dove visse fino alla morte. Essendosi guadagnato in vita la fama di santo, la sua tomba divenne meta di pellegrinaggio e sede di venerazione. A differenza delle catacombe di San Gennaro, queste da subito furono conosciute con il suo nome.
Pare che uno degli affreschi qui presenti che raffigura la Morte che vince su tutto abbia ispirato la famosa ‘A Livella di Totò (https://lepenneirriverenti.altervista.org/a-livella/). Prendendo spunto dalla ricorrenza del 2 novembre, molto sentita nella sua città natia, Totò scrisse questa poesia che affronta il misterioso tema della morte con un pizzico di ironia!
https://www.youtube.com/watch?v=ARQlWYz1Ecs